giovedì 29 settembre 2011

Cinquecentoquindici frutti del melograno



Gli capitava sempre più spesso.


La cosa infatti lo aveva già allarmato da tempo e non era in grado di accettarla.


Benar era una persona pacifica. Mai, malgrado le usuali provocazioni a cui spesso si viene sottoposti nella vita, nemmeno una sola volta gli era accaduto di menare le mani. Eppure le aveva grosse e nodose, perfette all'occorrenza.


Invece, sempre controllato, era solito placare gli animi.

Più volte, in molte occasioni, aveva scongiurato esplosioni di violenza tra i suoi amici.


Era fermamente convinto che la parola, supportata adeguatamente da una mente pensante, potesse avere sempre la meglio sulla forza.


Era alto quanto un giovane frassino, pesava cinquecentoquindici frutti del melograno, non aveva mai collezionato nemmeno un grammo di grasso superfluo e non passava giorno, da diverso tempo, che non sentisse l'irrefrenabile impulso di uccidere Terpaku Pada Kursi.


Non che Terpaku non se lo meritasse, anzi, ma non era davvero questo il punto...


Il nocciolo della faccenda è che sarebbe stato proprio sbagliato, anzi, orrendamente distorto! Avrebbe rappresentato l'antitesi di sé, il crollo degli ideali di sempre, il rinnegamento della sua fede.


Eppure, ogni santo giorno, da mesi ormai, gli accadeva di volergli spaccare la testa.


Terpaku Pada Kursi era bugiardo, cinico, disonesto, opportunista e traditore. Sfrenatamente ambizioso. Scaltro nell'eseguire le tattiche, disastroso quanto idiota nel pianificare la strategia.


Era comparso come dal nulla qualche anno prima. Non si sapeva esattamente come fosse arrivato in Città. Chi raccontava fosse sbarcato da una nave Ruang, chi asseriva fosse arrivato in autostop.

Quali fossero le sue origini non lo sapeva nessuno, da dove fosse arrivato rimaneva un mistero.

Raccontava molte storie a molta gente. Tutte differenti. Ad alcuni aveva fatto credere che, sì, lui certamente era appena uscito dalla Scuola dei Sapienti Yang Bijaksana, con il massimo delle lodi e conseguente eccellente educazione. Per altri invece era stato un legionario sanguinario che aveva combattuto nelle immani distese del Pulau Garam. Altri ancora sostenevano di averlo udito confessare in lacrime di essere un Sacerdote Selatan spretato ingiustamente. Per altri era un perseguitato politico. Un guaritore Ahli Bedah Jantung ammalatosi precocemente di tremor sacro.. ex-giullare della corte dei Badut Pelacun... ex-terrorista... ex-veterinario... dobermann...

Mille storie, mille facciate per confondere.


Benar pensava che Terpaku Pada Kursi non fosse completamente umano. Piuttosto un mosaico. Nel suo patrimonio genetico, per qualche bizzarro gioco del caos, vi erano mescolate alcune componenti aliene. La sequenza di amminoacidi che costituivano la sua struttura cromosomica era contaminata dal Verme, dal Vampiro e dalla Sirena.


In questo la spiegazione della sua tenacia, pericolosità e forza di persuasione.


In ragione di ciò era diventato il capo della setta locale, e l'aveva trasformata a sua immagine. Aveva raggiunto in tal modo il controllo politico della Città.

Infatti, da più di un'Era ormai, prosperava in Città una setta religiosa adoratrice del dio Kemajuan.


Essa era sorta con le migliori intenzioni, per quanto mai potesse essere ben intenzionata una setta religiosa.


Lo scopo dei suoi fondatori era l'intento di migliorare le sorti degli Uomini, ridurre la povertà, aumentare la ricchezza, il che potrebbe sembrare la ripetizione dello stesso concetto in forma differente.
Niente di più sbagliato. Povertà e ricchezza sono entrambi habitat estremamente dannosi.
Il Benessere non scaturirà mai da nessuna di queste due condizioni in cui può venire a trovarsi malauguratamente l'uomo, pensava Benar. Esso deriva solo dall'Equilibrio, figlio di Keadilan, dea della Giustizia.

Povertà e ricchezza invece nascono entrambe da tremendi errori umani di valutazione e sono sempre irrimediabilmente complementari e sinergiche.


Questo lo sapeva bene anche Terpaku. Ridurre la povertà e aumentare la ricchezza è una chimera: esse sono strettamente correlate: o aumentano o diminuiscono entrambe.

E siccome lui amava smodatamente l'aberrazione della ricchezza, non gli importava nulla se di conseguenza aumentasse, per altri, l'atrocità della povertà.

Era riuscito a convincere la gente del contrario: che la sua prosperità sarebbe andata di pari passo con quella di tutti.


Una Città prospera da millenni, nel cui ventre per la prima volta ora stava espandendosi una neoformazione maligna e fino ad allora sconosciuta: l'indigenza estrema. Alcuni cittadini avevano cominciato a provare il morso ancestrale della fame, mentre Terpaku sperperava le ricchezze accumulate nel lusso, con prostitute Anak Pelacur e ruffiani Anak-anak Germo.


Sotto la sua egida la Città si stava indebolendo ogni giorno di più, mentre le popolazioni degli Altopiani Timur stavano meditando di soggiogarla al prossimo segno di debolezza.


Benar sentiva di doversi opporre a tutto ciò, ma non sapeva come. Terpaku Pada Kursi si era circondato di amici interessati e senza scrupoli ed il Male si era insidiato nel tessuto politico e sociale della Città.

Si guardò le mani. Erano solite sbriciolare noci-kelapa in una sola stretta. Benar fantasticava di avere tra le dita la testa calva di Terpaku, più piccola di una noce-kelapa...

Poi subito si rimproverava della violenza stritolante contenuta in quel pensiero.


§


Lona AmPelacur aveva tante cose.


Vent'anni innanzitutto. Dopodiché una bellezza fuori dal comune. Aggiungiamo la sua particolare professione di “grande pelacur”, ereditata da generazioni di AmPelacur, una visione della vita totalmente priva di morale e di scrupoli, una insaziabile avidità che alimentava ferocemente la sua sete di ricchezza, un'astuzia vivace, anche se non proprio eccellente, ed infine, a sua insaputa, un'infezione al terzo stadio prematuro da “basil bahwa Anda akan meledak tengkorak”, chiamata da tutti più semplicemente: “tengkorak meledak”.


Si trattava di un'infezione venerea rarissima, conosciuta universalmente più come leggenda che realtà, e che, nonostante fosse praticamente scomparsa da millenni, era stata vivacemente e costantemente tramandata nella tradizione popolare della Città.


Lona ne era stata contagiata frequentando David Bowie, un Viaggiatore del Tempo di Waktu Perjalanan, ricco, stravagante, portatore sano e assolutamente di passaggio.


Il motivo della fama imperitura di tale patologia nella memoria popolare consisteva nella sua sintomatologia, estremamente transitoria quanto acuta, che colpiva entrambi i sessi, e soprattutto nel suo peculiare esito che invece era appannaggio esclusivo dei soggetti ammalati di sesso maschile, e da cui prendeva il suo singolare nome.


Sia la sintomatologia che l'esito erano entrambi comunque oltremodo bizzarri.


Lona AmPelacur era stata, per ben tre mesi, la im-pelacur preferita di Terpaku Pada Kursi.



§



Benar, oltre ad essere un libero pensatore, uno sportivo e un accanito mangiatore di tofu, era anche uno stipendiato. Lavorava infatti.


Era un dipendente della Larsson-Millenium-Milton-Security, che, nella lingua della Città, è chiamata invece Perusahaan Keamanan Dan Pemakaman.


La sua professione era guardia del corpo.


L'indomani, per un gioco beffardo del destino, sarebbe stato assegnato per la prima ed ultima volta alla scorta addestratissima ed esclusiva di Terpaku.


La noce-kelapa di Terpaku sarebbe stata quindi vicinissima, a portata delle sue mani...



§



Brilla il sole di un nuovo giorno.


Ore 11:30:00 Piazza degli Universi Paralleli.

Presentazione alla Città del nuovo progetto anti-Costituzionale di Terpaku Pada Kursi con approvazione obbligatoria a decorrenza immediata.


Pulpito Sommo, ancora vuoto, che avrebbe ospitato a momenti l'immenso T.P.K. (quando è sui trampoli, ovvio.)


Palco dei MinistriCortigiani, tutti sorridenti e in perenne attesa di spartirsi il bottino, che non è mai abbastanza.


Palco delle Pelacur, tutte generosamente danzanti e scoperte, eccetto l'ombelico.


Cordone di Polizia.


Prime file della claque e capi-claque.


Numerose file degli iscritti alla setta (ormai dimentica del dio Kemajuan).


Numerosissime file di fans, simpatizzanti e perdigiorno, purché preventivamente trattati con BromajorkUltraPlus, il farmaco per l'uomo che non deve chiedere mai.

Cordone di esercito, teste di cuoio, cani-killer, spie dei servizi segreti tutti dotati di micro-telecamere nascoste.


File dei dissidenti coraggiosi. Transennati. Tutti gli altri a casa.


Sul palco delle pelacur, Lona AmPelacur oggi è raggiante. Si sente particolarmente euforica e non sa bene il perché. (Infatti è stata declassata da tempo... Che ci sarà da gioire?)

Dietro le quinte Terpaku Pada Kursi è raggiante. Si sente particolarmente euforico e crede di sapere il perché. Ma non è vero.


Ore 11:40:00

TPK sale sul Pulpito Sommo, in equilibrio precario sui trampoli. Boato della folla. Fischi sommessi e lontani.


Ore 11:42:00

La folla finalmente si acquieta. Si ottiene il silenzio.


Ore 11:42:01

Palco delle pelacur: Lona AmPelacur, completamente scoperta eccetto l'ombelico, in preda ad un'euforia incontrollabile, si accuccia sorridente, rilascia rumorosamente il contenuto dei suoi intestini sul palco, ride sguaiatamente, e grida a voce acuta e altissima che mai, mai in tutta la sua disonorata carriera aveva avuto a che fare con un essere così viscido e raccapricciante come quel vecchiaccio immondo di Terpaku Pada Kursi. Aggiunge particolari comprovanti e dettagliati. Conclude la sua arringa affermando sonoramente che il denaro vale più del ribrezzo.


Ore 11:44:17

Palco delle pelacur: Sconcerto tra le astanti tutte nude (tranne l'ombelico) e già molto meno sculettanti.

Rutto sonoro e svenimento successivo di Lona AmPelacur che si adagia sul contenuto ancora caldo appena rilasciato dai suoi intestini. [Si riprenderà nei minuti successivi, ormai completamente guarita dal “tengkorak meledak” in quanto (ricordate?) esemplare di sesso femminile, dopo la transitoria quanto acuta sintomatologia testé descritta.]


Ore 11:45:55

Palco dei MinistriCortigiani: Grido maschile isterico unanime: “Aaaaahhhh!!!!! La pelacur ha il “tengkorak meledak”!!! Aaaaahhhhh!!!! Ora toccherà anche a noi!!!!! E' finita! Addio mondo crudel, eccetera eccetera!”


(N.d.A. : Particolare andato perduto nella Notte dei Tempi della Città: il “tengkorak meledak” si trasmette dalla donna all'uomo esclusivamente dopo tre mesi di assidue frequentazioni ottenute solo per via innaturale. Durante lo svolgimento dei fatti narrati, nessuno dei presenti era a conoscenza di questa importante precisazione.)


Ore 11:46:00

Piazza: Grido maschile isterico unanime: “Aaaaahhhh!!!!! La pelacur ha il “tengkorak meledak”!!! Aaaaahhhhh!!!! Per una volta tanto il fatto di non avere, noi peones, nessunissimo privilegio ha avuto il suo aspetto positivo! Noi non abbiamo mai conosciuto questa donna nel senso inteso dai Sacri Testi!!! Sia ringraziato il dio Kemajuan!!! Evviva, l'abbiamo scampata bella!!! Evviva!!!”


Ore 11:55:22

Si ristabilisce l'ordine ed il silenzio. Terpaku Pada Kursi comincia ad avere male ai piedi a causa dei trampoli, ma è sempre inspiegabilmente euforico e raggiante. Non sta più nella pelle.

Ore 12:00:00

Pulpito Sommo: Inizia il discorso di TPK.


Ore 12:00:01

Pulpito Sommo: Benar, alle spalle di Terpaku, sovrastandolo di almeno un ramo di giovane frassino (nonostante i trampoli del leader), ha preso la sua decisione.

Benar, la guardia del corpo, che è una persona pacifica, ora schiaccerà nella sua mano sinistra la testa di TPK come una noce-kelapa. E non è nemmeno mancino.


Ore 12:00:02

Pulpito Sommo: Terpaku Pada Kursi, sempre più in preda ad un euforia isterica, si strappa con un urlo la lunga tunica di dosso e mette in mostra i trampoli. Seminudo, con un agile balzo (nonostante la veneranda età) scende da essi precipitando sulle assi di legno del pulpito. Con una risata folle e sguaiata si cala il sospensorio-mutanda e, liberandosi anch'egli del contenuto delle viscere, accucciato sul suo intimo, prorompe nell'elogio di sé stesso. Dichiara a gran voce di aver debellato per sempre la Dignità, l'Onestà, la Libertà e il Benessere. Di essersi arricchito oltre ogni immaginazione sulla pelle dei Cittadini, di aver condotto l'esistenza più amorale, sfrenata, e priva di senso della Storia dei Mondi Paralleli. E di aver sempre amato le donne... Cioè, di aver sempre amato l'umiliazione e l'asservimento delle donne (voleva ben dire).

Tutto ciò durò esattamente dieci minuti e sedici secondi.

A questo punto, se TPK fosse stato anche lui di sesso femminile, avrebbe roteato gli occhi e si sarebbe adagiato sulla sua stessa essenza. Poi sarebbe guarito. Invece no, per sua sfortuna era maschio.

Era finita in quel preciso momento la transitoria quanto acuta sintomatologia del “tengkorak meledak”. Ora sarebbe passato alla fase (invero molto sessista) chiamata “esito”.


Ore 12:10:18

Pulpito Sommo: Benar, immigrato Aleutock di primo livello, non ha mai sentito parlare del leggendario “tengkorak meledak”.
Per quanto sconcertato dallo svolgimento dei fatti, sta considerando di abbassarsi, afferrare TPK per l'occipite, sollevarlo dagli escrementi sottostanti e fargli schioccare una buona volta le quattro ossa del cranio.

Ore 12:10:19

Pulpito Sommo: esito finale riservato agli appartenenti di sesso maschile al numero di pazienti ammalati di “basil bahwa Anda akan meledak tengkorak” .

La calotta cranica del soggetto esplode da sé, con estrema violenza. Stile fungo atomico.


Ore 12:10:25

Pulpito Sommo: Benar, ancor più sconcertato di prima, è pieno di gratitudine verso la sorte benigna che l'ha dispensato da un così sofferto quanto gravoso incarico e corre a farsi una doccia. Ne sente davvero il bisogno.


FINE

domenica 25 settembre 2011

Abbordaggio




Vela ad ore undici.

Binocolo.

E' ancora troppo lontana per poter giudicare. Non dev'essere grande.

Quante anime a bordo? Se l'equipaggio fosse troppo numeroso, non se ne potrà fare nulla. Quando c'è troppa gente è impossibile fare un buon colpo. Troppa confusione.

E poi ne varrà la pena?

Si vedrà. Quando ne capita una ad ore undici bisogna sempre provarci. Comporta solo una piccola deviazione di rotta e in qualche ora sarà comunque a tiro. Solo un'altra preda, ultima di una lunga lista. Prima che faccia buio.

Matamoros accelerò e i due potenti diesel emisero uno sbuffo di fumo. Una piccola macchia scura sulla distesa brillante del mare che si perderà nell'aliseo.

Aveva cominciato quell'attività ai tropici quando si era reso conto di non riuscire più a far quadrare il bilancio. La sua rendita non copriva più i fabbisogni della sua vita in mare. Per sua fortuna a motore era abbastanza veloce, e gli abbordaggi delle barche che procedevano a vela era quasi sempre possibile.

La situazione ideale era riuscire a beccare un solitario.

In quei casi riusciva a fare immancabilmente un buon colpo, sempre che ne valesse la pena naturalmente. Perché se si fosse trattato di una barca vecchia e dozzinale non sarebbe stato nemmeno il caso di tirare fuori l'artiglieria. Sarebbe finita lì, con perdita di tempo e di gasolio.

Ma se invece fosse capitato di incrociarne una di classe, moderna o d'epoca non importa, purché ricca di stile... Il gioco avrebbe fatto al caso suo, e la cassa di bordo rimpinguata.

Andò sottocoperta e da una piccola scatola di teack estrasse un Cohiba Robusto e se lo accese, poi tornò in pozzetto e osservò la sua preda con il binocolo.

Era già più vicina, ma non sarebbe stato in grado di stabilirne le dimensioni nemmeno con approssimazione.
Si augurò misurasse almeno una cinquantina di piedi. I migliori risultati li aveva sempre ottenuti a partire da quella lunghezza, anche se in tal modo aumentavano i rischi di incontrare un equipaggio numeroso che avrebbe creato confusione. E la confusione nel suo lavoro era il peggior nemico.

Si era ridotto a dover ricorrere a questi espedienti per la sua sussistenza in mare dopo che lei si era decisa finalmente a lasciarlo.
Un buono a nulla e un pozzo senza fondo, ecco cos'era.

La passione di lui per la tequila e i sigari cubani avevano prosciugato sentimenti e finanze di lei. Così, se ne era andata con il Polacco.

Jane. Sempre stata esterofila.

Texana di El Paso, studiosa di oceanografia, aveva incontrato Matamoros durante una spedizione di ricerca sui cetacei della baia. Il viaggio delle balene grigie dalle acque della Siberia e dell'Alaska sino a Baja California nasconde uno dei grandi misteri del Pianeta. Quattromila miglia percorse per soddisfare l'atavico istinto della riproduzione. Un evento straordinario agli occhi di un'oceonografa appassionata come lei.

Nel mese di febbraio di tre anni prima, tra cuccioli di balena grigia e scenari naturali di una bellezza sconvolgente, Jane si era innamorata di Matamoros, l'unico Messicano imbarcato in quella spedizione.

Lui poi la convinse a imbarcarsi sulla sua bagnarola. Un vecchio trawler di legno che di buono aveva solo i motori, sostituiti di recente. Il fasciame era marcio, in più punti, e, anziché sostituito, rappezzato maldestramente con dei rinforzi in resina che lo condannavano irrimediabilmente ad una fine precoce. Una barca senza futuro, come la storia di quei due.

Ma Matamoros non aveva mai pensato al futuro in vita sua. Solo a come sbarcare il lunario.

Aveva lavorato per diversi anni, e nel suo mestiere era anche tra i migliori. Ma non se ne era mai appassionato. Lui amava il mare, il dolce far niente, le donne, la tequila ed i sigari cubani. Lavorava solo se costretto.

Ma ora aveva trovato un rimedio.

La preda era ormai molto più vicina. Poteva distinguerla bene. E non poteva credere ai suoi occhi! Il Meteor 51!!! Era stato incredibilmente fortunato!

La goletta classica, ispirata a quella originale del 1909 appartenuta all'Imperatore Guglielmo II, era di costruzione recente, con gli alberi in carbonio verniciati di bianco per apparire di legno, e quasi completamente automatizzata nelle manovre. Apparteneva a Sir Landon Hinchinghooke, Visconte di Essex, noto per la sua eccentricità. Amava infatti navigare con la sua barca in assoluta solitudine!

Questa volta il colpo sarebbe stato straordinario!

Matamoros ridusse i giri dei motori e si avvicinò lentamente al giardinetto sinistro della goletta.

La fortuna continuava ad assisterlo sfacciatamente: l'eccentrico miliardario era immobile in pozzetto, in una posizione che non dava adito a dubbi.
Si era appisolato.

Matamoros sorrise, aggiustò di pochi gradi la sua rotta sul pilota automatico e ridusse ultriormente la velocità del suo trawler.

Ormai le due barche erano affiancate.

Il messicano estrasse il suo cannone, così chiamava affettuosamente la sua arma preferita, e inquadrò la testa di Sir Landon Hinchinghooke.

Dormiva. L'ingrandimento era così spinto da poter distinguere un riflesso dei raggi del sole al tramonto su di un filo di bava colata sul mento dalla bocca aperta dell'uomo addormentato.

Posò il dito sul grilletto del “cannone”, e poi, al momento giusto, premette un po' più forte.

Si percepì chiaramente il rumore dello scatto metallico del meccanismo di ribaltamento dello specchietto della sua Nikon dopo che il grilletto posto sull'enorme teleobiettivo azionò il pulsante della fotocamera reflex.

Poi seguì una sequenza di centonovantasette scatti che ripresero veramente tutta la scena.

Dall'espressione del viso abbandonata e indifesa, quasi infantile, di Sir Landon ai dettagli più nitidi del suo magnifico yacht, sino alle inquadrature più larghe della maestosa goletta in navigazione. Come se non bastasse la fortuna avuta sino ad allora in quel momento il vento rinforzò e l'imbarcazione prese un assetto più sbandato e coreografico. Foto davvero suggestive. In quel mentre il Visconte di Essex si svegliò e si accorse con disappunto di essere stato fotografato da uno sconosciuto a bordo di uno scassatissimo trawler, che già si stava allontanando.

Quel servizio fotografico avrebbe reso a Matamoros almeno cinquemila dollari vendendo le foto della barca ai giornali specializzati di vela, e altri venticinquemila vendendo le foto di Sir Landon ai giornali scandalistici e di gossip.

Il Messicano avrebbe avuto mare, tequila e Cohiba Robustos ancora per un po'.