Una lunga spiaggia che scompare lontano dietro un (implacabile) promontorio roccioso, che strapiomba.
Il cielo è plumbeo, la sabbia fine e ondulata dal vento.
Qua e là pietre, alghe secche e conchiglie. Una bottiglia di vetro verde, rotta.
In cielo volano - (groviglio d’ali, piume, grida assordanti. Insaziabile fame) - innumerevoli gabbiani.
Cammino lungo la battigia e le onde bagnano i piedi nelle vecchie scarpe da tennis (...penetra il mare su per le vene e tremano i polsi. Si ferma per un attimo il cuore).
Passi lenti, pesanti. Scarpe inzuppate schizzano, opprimenti e grevi. Resto bloccato (…incantesimo del sale).
Mi siedo. Le onde ora lambiscono le gambe, L’acqua non è fredda. Qui finisce la spiaggia e comincia il mare.
Ho sete e mi lascio scivolare; l’acqua mi ricopre, ho gli occhi aperti, affondo, e comincio a nuotare sott’acqua verso il largo (...come un placarsi di sete).
Vedo intorno a me, tutto chiaro e perfetto (…cristallo di mare).
Nuoto rasentando il fondale deserto e sabbioso, l’acqua è limpida e scorgo, lontano, il ripido declinare del fondo, e il blu (…lo zaffiro perfetto, ecco il moana).
Sto respirando l’acqua e sto bene. Osservo le tane dei polpi e piccoli spirografi racchiudersi (…i giardini di inverno).
Non voglio più risalire. Mi sdraio sulla schiena e la superficie brilla lassù, distante.
Mi siedo sul fondo e levo le scarpe.
Si allontanano leggere, sulla sabbia ondulata, danzando con la corrente.
Ma c’è qualcosa che galleggia lassù. Voglio andare a vedere, e risalgo.
La spiaggia è lontana, il mare si è fatto d’olio.
Il cielo è tornato azzurro e splende purissimo il sole.
A poche bracciate da me c’è un pattino, i remi dondolano pigramente sugli scalmi.
E’ di legno, vecchio, dipinto di bianco e d’azzurro. Lo raggiungo e vi salgo.
E ti vedo, seduta e serena che mi saluti ancora con la mano (…rivedo il tuo bel sorriso, mamma...).
Lacrime di rimpianto, di dolore, lacrime che esplodono amare.
Lacrime grosse e salate che cadono e si perdono, del tutto inutili, tra tutto quel sale.
Ma c’è qualcosa che galleggia lassù. Voglio andare a vedere, e risalgo.
La spiaggia è lontana, il mare si è fatto d’olio.
Il cielo è tornato azzurro e splende purissimo il sole.
A poche bracciate da me c’è un pattino, i remi dondolano pigramente sugli scalmi.
E’ di legno, vecchio, dipinto di bianco e d’azzurro. Lo raggiungo e vi salgo.
E ti vedo, seduta e serena che mi saluti ancora con la mano (…rivedo il tuo bel sorriso, mamma...).
Lacrime di rimpianto, di dolore, lacrime che esplodono amare.
Lacrime grosse e salate che cadono e si perdono, del tutto inutili, tra tutto quel sale.
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