mercoledì 22 dicembre 2010

Qualche ora dopo...


Ciao! Finalmente sono riuscito a tornare sul web! Mi mancavate! :) :) :)

Avvertenza!

Questo non è assolutamente un post natalizio! E' parecchio lontano dallo spirito del Natale, è anzi agli antipodi. Può sembrare anche piuttosto crudo.




Dopo mezzogiorno.




Luce artificiale. Neon verdastri.

L'uomo steso sulla lettiga era privo del braccio sinistro. Amputato qualche centimetro sopra il gomito. La cicatrice sembrava di vecchia data. Era nudo, eccetto i genitali, fasciato come un neonato, o come certe raffigurazioni di Cristo in croce.
Le sponde sollevate gli impedivano di scendere o di cadere.

Farfugliava in un patois sconnesso e gutturale. Pelle d'ebano. Occhi persi.
Nessuno sembrava capirlo.
Agitava l'unica mano.
Un giovane medico bianco che stava passando frettolosamente in corsia si fermò all'improvviso e gliela strinse. Un gesto di sorpresa umanità.

L'uomo borbottò più forte, il suo sguardo si focalizzò lentamente sul nuovo arrivato e si illuminò di una luce allegra, folle. Bloccò in una morsa la mano del medico che, pentito, cercava già di liberarsi dalla stretta.
Forse fu l'odore rivelatore. Oppure semplicemente il giovane si accorse che la mano dell'uomo era umida e vide che il ventre ed il petto erano bagnati.
L'uomo pochi istanti prima aveva estratto il pene con un lamento e aveva orinato, con uno schizzo disordinato e potente, sulla mano, sul braccio, sulla pancia, sul torace e per terra.

Di fronte alla lettiga dove era steso, nella corsia gelata da una climatizzazione malsana quanto inutilmente dispendiosa, una fila di poltroncine di plastica ospitavano in quel momento una giovane donna con il collare ortopedico, un uomo grasso privo di una gamba ed uno straniero. La donna osservava tra il divertito e l'attonito la scena. L'uomo senza una gamba, un creolo di circa trent'anni, masticava con cura meticolosa un panino imbottito che si era portato da casa, e scuoteva il capo, guardando la chiazza di orina a terra, di fronte a lui. Lo straniero cercava, senza riuscirci, di pensare solo ai fatti suoi, afflitto da tetri pensieri e dal suo sterile egoismo. Questo lo so, perché lo straniero ero io.

Il medico infine riuscì a divincolarsi dalla stretta, si asciugò la mano sul camice e riprese, un po' seccato, verso la sua destinazione. L'uomo sdraiato ricominciò a mugolare. Massiccio e imponente, i capelli corti e ricci solo un po' brizzolati. I muscoli del petto possenti, le spalle ampie, l'unico braccio largo per due. Le cosce, due tronchi d'albero.

La donna cominciò con intenzione a fissare l'uomo che presto se ne accorse.

Di nuovo quella luce allegra e folle negli occhi, di nuovo fu preso dall'agitazione.

Cominciò un monologo incomprensibile e concitato privo di consonanti, composto quasi esclusivamente da “u” e da “o”.

La giovane donna con il collare ortopedico in certi momenti sgranava gli occhi, forse riusciva a capire qualcosa, non so, e scoppiava in un breve riso nervoso, coprendosi la bocca. Poi continuava a guardarlo sorridente.

In un angolo in disparte della corsia un altro dottore stava auscultando una vecchia nella sua lettiga. Le aveva alzato la maglietta sulla schiena. Ad un certo punto lei prese a tossire e sembrava non riuscisse più a fermarsi. Strabuzzava gli occhi. Poi smise.

Ad un tratto irruppe in corsia, di corsa, un ragazzo.
Poteva avere sedici anni, macilento, gli occhi spiritati. Andò a sbattere contro una parete, rimbalzò scivolando contro quella opposta rischiando di cadere, quindi riprese in qualche modo a correre lungo la sua traiettoria di fuga. Una falena impazzita.

Scomparve dietro una porta, quindi apparvero immediatamente due poliziotti, anche loro di corsa. Silenziosi e veloci, i volti inespressivi, imboccarono senza incertezze la direzione in cui si era diretto il ragazzo, come l'avessero saputa in anticipo.

Fu solo questione di un attimo, poi tornò la calma, e il mugolio cadenzato dell'uomo sulla lettiga cantilenò ancora a lungo, interrotto, a tratti, dagli scoppi nervosi di una risata argentina.


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Dopo mezzanotte.


Giochiamo?

Allora facciamo finta ci sia un Universo che ci contiene.

Non importa che sia del tipo classico, come ce ne hanno sempre parlato, o del tipo nuovo: una sorta di infinita riproduzione di mondi paralleli.

Allo scopo di questo gioco, che si tratti di un Universo o di un Multiverso in effetti non cambia proprio nulla.

Prendiamo questo Universo o quel che è, allora, che ci contiene tutti, con le sue brave galassie tradizionali. In una di queste, proprio alla periferia (qui cominciano i sospetti) ci stiamo piazzati noi.

Già sentita questa, vero?

E il gioco? Dove starebbe? In cosa consisterebbe???

Un attimo di pazienza, ci sto arrivando.

Facciamo finta anche che esistano due Forze Fondamentali che agiscano in esso: il Bene e il Male.

Il gioco consiste proprio nel tifare per una delle due squadre. Per una delle due Forze.

Intendiamoci: tifare non significa agire coerentemente per una o per l'altra. Potremmo sbagliarci. Commettiamo, si sa, un sacco di sciocchezze e quasi mai sappiamo con chiarezza cosa davvero stiamo facendo. Cause ed effetti spesso riservano amare sorprese.

No?

Siete convinti del contrario?

Nulla vi sfugge al controllo?

Allora vi chiedo scusa e beati voi. Nel bene o nel male, da quale delle due parti abbiate deciso di stare, sareste davvero forti.

Qualcuno al solito potrebbe obiettare: "Che palle a prescindere! Il Bene e il Male non esistono! Ce li siamo inventati noi. Tutto è relativo. Per esempio per dei selvaggi cannibali mangiare il nemico è 'molto' bene, mentre per noi civilizzati è 'molto' male. E allora come la mettiamo?"

Ebbene io ribatterei che quel bravo cannibale che si mangia il nemico ucciso ha scelto il Bene. Che sappia poi esattamente cosa in realtà stia facendo, la cosa non ci riguarda. (A meno che in pentola non siamo noi, s'intende.)

Beh dunque quindi per giocare occorre tifare, scegliere una squadra, è necessario. Gli indecisi non giocano e restano in panchina.

Decidere, per noi del pianeta Terra, però, potrebbe essere molto difficile.

Chi sceglie il Male sa, tutto sommato, di tifare per la squadra (per antonomasia) 'sbagliata'.

Può però provare un gran gusto in questo, come il bambino che prova godimento nel tormentare, torturare e uccidere piccoli animali indifesi. Perché poi ne tragga piacere andrebbe indagato con cura, ma non fa parte di questo gioco, è troppo difficile per me, e comunque le cose stanno cosi'. E' un dato di fatto. Esiste (a volte o spesso) come realtà. Inspiegabile forse, ma purtroppo reale.

Chi invece tifa invece per il bene e osserva la vita così com'è sulla Terra e ripensa al cammino dell'Umanità ha l'amara consapevolezza di essere un dannato e fottuto perdente.

Troppe cose sono innegabilmente crudeli in Natura e va ancor peggio a voler sondare la Storia e la natura dell'Uomo.

E quindi, a mo' di consolazione, chi tifa per il Bene si inventa l'Aldilà. Dove la propria squadra sicuramente vincerà (anzi ha già vinto) e i tifosi verranno finalmente ricompensati per la loro fedeltà in vita o per lo meno per i loro “propositi”.

Oppure si inventa la Reincarnazione (Non dimentichiamocela! Una buona fetta dell'Umanità, forse più della metà, ha optato per questa seconda soluzione che per noi Occidentali è solo “alternativa”.)

Con essa, chi ha agito indegnamente regredirà ad una forma di vita inferiore e più impura nella vita seguente. Chi al contrario ha agito degnamente salirà di grado.

(Detta in soldoni spiccioli con buona pace degli addetti ai lavori.)

Ma resta comunque la grande domanda:

"Perché mai il Male ha cosi' tanto potere? Perché, nonostante la maggior parte di noi tifi per la squadra del Bene (credo), il Male invece trionfa (praticamente) sempre?

A cominciare dal dolore, la sofferenza e la morte, tanto per rimanere su cose quotidiane e banali, per non dover scendere nei dettagli efferati di certe atrocità a volte innominabili commesse sia dall'Uomo, che dalla Natura stessa (malattie e sofferenza dei bambini per fare un piccolissimo esempio)?

Perché, ragazzi, suvvia, non siamo mica nati in Svizzera!

Siamo nati (e rassegnamoci!) in una parte dell'Universo molto periferica, (e non intendo geograficamente ovvero astronomicamente! Bensì nel senso di "Aree d'Influenza del Bene e del Male"). In una specie di Bronx (siamo nati) dove a voler essere smodatamente ottimisti, l'influenza del Bene sta suppergiù intorno a un 40%.

40% di Bene / 60% di Male.

Ecco fatto.

Solo moderatamente sfortunati.

Pensate ad un posto 20/80 per esempio!

Oppure un 5/95 !!! Brrr!

Noi stiamo a 40/60 (forse), ed è già qualcosa! Che culo!

In certe epoche buie siamo scesi pure a 35/65!

Fate un po' voi. Non sono bravo con i numeri.

Vista cosi' la faccenda, però, la Reincarnazione potrebbe anche darci delle soddisfazioni. (Vista pero' esclusivamente da un punto di vista nuovo e differente, basato sul "dove" e non sul "come".)

Pensate (se fate i bravi) di rinascere, per esempio, in un mondo all'80/20!!! Orpo!

80% sotto l'influenza del Bene!

A partire dalla Natura stessa!

Da noi sfigatoni, per esempio, per contenere (tanto per dirne una) il numero degli erbivori sono stati inventati i predatori carnivori! Geniale! Ma che puzza di zolfo!

Inseguimenti, terrore, dolore e morte da una parte, oppure dover crepare di fame dall'altra! Che scelta! Non sarebbe stato più semplice (o semplicemente più “buono”) invece inventare esclusivamente erbivori (magari già che ci siamo in grado di volare e dotati di pollice opponente oltre che di un discreto cervello in grado anche di autoregolare le nascite?

Le piante produrrebbero ossigeno e nutrimento per tali erbivori evoluti, ed essi produrrebbero (come si conviene) anidride carbonica e composti azotati (cacca) per le piante. Simbiosi perfetta. Nessuna sovrappopolazione. E nessun dolore! (né terrore, né crudeltà).

Tanto per fare solo un esempio molto cretino, s'intende.

Ovvio che in realtà potrebbe esserci molto, ma molto di meglio.

Pure (magari) un posto ad alto numero di ottani, che so, addirittura un 95 su 5!!! Wow!

Non riesco nemmeno ad immaginarmelo ragazzi, come sarebbe bello viverci!

Beh, buonanotte!

E il gioco?

Quale gioco? Sono stanco, ora ho sonno!