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Monika trasse dalla sua borsa a tracolla un pacchetto di Kleenex, ne prese uno e se lo passò sul viso. Dopo aver bevuto la sudorazione era diventata più copiosa ed imbarazzante. Sentì il tessuto sintetico della camicia appiccicarsi alla pelle bagnata. Temette di essere impresentabile e fu ben lieta quando Lena spense la luce e si avvicinò alla macchina da proiezione.
Evidentemente aveva già programmato lo spettacolo e capì che tutto ciò sarebbe accaduto comunque, a prescindere dalla sua reazione emotiva di poco prima.
“Assisterai al filmato di un esperimento cui si sottopose Jude successivamente a quelli sul sonno. A quel tempo lui ed io eravamo ormai amanti da mesi, ma io non ero mai riuscita ad avere ciò che cercavo da lui.”
Monika dopo una leggera esitazione chiese: “Può spiegarsi meglio?”
“Desideravo sopra ogni cosa averlo in un momento di suo completo abbandono e totale vulnerabilità. Era diventata per me quasi un’ossessione. Riesci a comprendere cosa intendo?”
Monika rimase in silenzio per un attimo a pensare, poi disse: “Credo di sì. Jude Finlayson era un uomo dal temperamento deciso e magnetico. Probabilmente lei lo desiderava spogliato da questa sua corazza comportamentale, vera o apparente che fosse.”
Lena osservò intensamente la giovane e poi disse: “Hai capito Monika. Credo tu mi abbia capita.” sorrise “Ora faccio partire le immagini”
Sullo schermo appare il classico 3,2,1 dei ciack cinematografici.
C’è un giovanissimo Jude Finlayson seduto di fronte ad una scrivania sulla quale evidentemente è montata la macchina da presa. Lui sfodera già il sensuale sorriso per cui sarebbe divenuto famoso pochi anni dopo. Gli occhi scuri, non molto grandi, stretti a fessura e penetranti, molto espressivi, dalle ciglia lunghe, gli zigomi pronunciati, il naso importante ma bello ed una bocca sensuale e carnosa, i capelli neri lunghi e ribelli, che lui scosta dalla fronte con un gesto rapido e naturale.
E’ lui, l’icona sexy, un uomo che pur non avendo fatto l’attore, né la rock-star ha riempito le copertine delle riviste femminili per più di dieci anni. Sarebbe presto diventato, oltre che il sogno proibito di milioni di donne americane, anche il fenomeno letterario degli anni ottanta. Monika, neanche a dirlo, aveva letteralmente divorato tutti i suoi libri.
Un paio di mani femminili, grassocce, con molti anelli ed unghie lunghe e laccate di un rosso cupo spuntano dalla parte non visibile del tavolo, quella da cui parte l’inquadratura. Oltre alle mani si riescono a scorgere gli avambracci, rivestiti dalle maniche di un camice bianco.
Il silenzio si prolunga sino a quando Jude guarda in camera e domanda ironicamente: “Dovrei dire qualcosa?”
Si ode atona e impersonale una voce femminile fuori campo:
“Nulla per ora, signor… sì, Finlayson.” La voce sembra appartenere ad una donna anziana.
“Qui…” continua la voce femminile “… c’è una liberatoria che ci mette al riparo da ogni sua futura eventuale azione legale nei nostri confronti. Lei qui dichiara inoltre di voler espressamente partecipare agli esperimenti che terremo in questo Istituto sulla deprivazione sensoriale.”
“Su cosa?” domanda con espressione divertita Finlayson.
“Non faccia lo spiritoso ora giovanotto. Non è forse stato messo al corrente dalla dottoressa…” e qui l’audio venne interrotto da un beep che coprì il nome pronunciato.
“A me è stato semplicemente detto che sarei stato messo, con una maschera ed un respiratore, dentro una vasca piena d’acqua dove non è possibile sentire, né vedere né toccare nulla, come fossi sospeso nel vuoto. Non è così?”
“Perfetto giovanotto.” risponde la voce atona.
“Non mi sembra poi così terribile.”
“Ecco bravo, firmi qui.”
Cambio di scena e di inquadratura: ora si vede una struttura ovoidale aperta frontalmente con un portello sollevato e sospeso da un ammortizzatore idraulico. Sembra un uovo gigante, o una minuscola astronave aliena.
Jude è in piedi al centro della stanza.
Una voce femminile, questa volta sicuramente una giovane: “Può spogliarsi ora signor Finlayson.”
Jude comincia a sbottonarsi i polsini della camicia.
“Prego, dietro il paravento.” questa volta è una voce maschile.
“Oh, certamente.”
Si dirige a sinistra, uscendo dall’inquadratura della macchina da presa.
Qualche secondo dopo riappare, completamente nudo, davanti all’obbiettivo.
“Devo entrare lì dentro ora?”
“Prego signor Finlayson, si lasci guidare da me.” riprende la voce maschile.
Appare un uomo in camice dal quale spuntano un paio di jeans spiegazzati e due zoccoli bianchi.
Finlayson, aiutato dall’uomo, si abbassa per non battere il capo e comincia a penetrare nella struttura ad uovo.
“E’ studiata per assumere una posizione raccolta e rilassata. L’acqua è già a temperatura corporea standard, quando le avremo messo i sensori, raggiungerà la temperatura esatta per il suo comfort, al decimo di grado.” e aggiunse dopo una breve pausa: “ Ne avrà bisogno.”
L’uomo comincia ad armeggiare con fili e sensori sul corpo di Jude.
“Ehi, non mi farete prendere la scossa con tutti quei fili nell’acqua?” domanda Finlayson.
“L’ultimo che è passato di qua non si è lamentato troppo prima di essere stato bollito. Non ha fatto in tempo!”
“Se le studia prima le battute o le vengono così spontanee?” ribatte Jude.
Un minuto dopo sporge solo la testa, da cui si diramano numerosi cavi elettrici colorati.
“Ora arriva la parte difficile.” dice l’uomo in camice bianco “Si tratta di indossare questa: è una maschera che le permetterà di respirare e di vedere e udire solo quello che le passeremo noi. Non sarà in grado di ascoltare nessun altro suono, nemmeno quello della sua stessa voce, che sarà completamente mascherata da una frequenza generata in fase opposta.”
“Nel programma sono previsti i Looney Tunes?”
“Il programma prevede principalmente il nulla, caro giovane: buio e silenzio assoluti, e questo per quanto riguarda vista e udito, ma non tralasceremo di tarparle anche gli altri sensi a disposizione. Sarà deprivato del tatto grazie all’anestetico e ai lacci che ora sto provvedendo a fissarle a mani e piedi, così non potrà toccarsi alcuna parte del corpo, perdendone la percezione, quanto al gusto, finché durerà l’esperimento non avrà modo di esercitarlo, né all’olfatto: l’aria che le invieremo per respirare sarà filtrata, purissima e inodore. L’ambiente amniotico dell’uovo contribuirà a farle perdere del tutto il contatto e la percezione del suo corpo.”
“Credo si tratti di un’esperienza forte, la dottoressa mi aveva accennato a qualcosa in merito…” commenta Jude.
L’uomo in camice bianco continua la sua spiegazione: “La transizione verso l’annullamento sensoriale deve essere progressiva, altrimenti scatenerebbe inevitabilmente crisi di panico incontrollato. Questo glielo dico con sicurezza, viste le prime esperienze condotte in questi studi.”
“Ah… Bene…”
“Perciò le invieremo, tramite il visore all’interno della maschera gran facciale, inizialmente delle immagini rilassanti, e attraverso le cuffie della musica da rilassamento subliminale ad infrasuoni. La vogliamo mettere a suo agio, inizialmente.”
“Ciò mi rassicura grandemente. Devo proprio infilare la mia faccia lì dentro?”
“Vedo che ha capito.” risponde l’uomo “Ora stia tranquillo.”
L’uomo pone la maschera sul viso di Finlayson, che scompare, e comincia a serrare i legacci dietro la nuca.
Jude Finlayson cerca di muoversi, ma ha le braccia e le gambe bloccate dalle legature.
“Comincia già a entrare nel panico. Dottoressa cominci a parlargli, che il polso è già schizzato a centoquaranta!” dice l’uomo rivolto verso la macchina da presa.
Si sente una voce fuori campo: “Jude mi sente? Può parlarmi liberamente ora, ha un microfono nella maschera. L’assistente si è dimenticato di dirglielo.”
“Grazie a Dio sì. Non è molto rassicurante qui dentro.”
“In questo momento la vasca di deprivazione sensoriale è ancora aperta, Jude, anche se non può più vederlo. Io la vedo sistemato correttamente al suo interno. Fino a che non sarà a suo agio, lei sarà ancora in grado di ascoltare la propria voce, oltre alla mia. Possiamo chiudere la vasca e allagarla completamente Jude? Se la sente?”
“Immagino di sì".”
“Chiudi pure James e allaga tutto il maledetto uovo.”
Monika immaginò che la frase doveva essere stata esclusa dall’audio di Finlayson, perché poco dopo Jude disse:
“Ehi, sento che si sta alzando il livello dell’acqua.”
“Sì, Jude, poi non sentirà più nulla.”
“Divertente.”
“Respira con facilità? Respirazione e polso si stanno normalizzando."
“Sì. Tutto bene. Quando mi fate vedere qualcosa? Non era previsto un programmino di intrattenimento prima del black-out?”
“Ora Finlayson. Ora comincia lo spettacolo.”
Cambio di inquadratura.
Interno dell’uovo, illuminato da una luce azzurrina. I capelli di Finlayson ondeggiano nell’acqua che riempie completamente lo spazio interno. Nessuna bolla disturba la quiete nel liquido poiché l’aria entra e esce dalla maschera attraverso due tubi separati.
“Cominciamo con le immagini Jude. Ora le apparirà una spiaggia e il mare azzurro e calmo sino all’orizzonte.”
“Sì! Dio che meraviglia, le assicuro che mi ci voleva proprio. Qua dentro è un po’ come essere morti. Non sento più il tatto. Sfrego le dita tra di loro e non sento nulla. Non sento più il mio corpo, dannazione!”
“E’ per via dell’anestetico. Come le aveva detto l’assistente dobbiamo privarla anche del tatto.”
“Certo che legato così… se per esempio mi prudesse il naso?”
“Sarà impossibile, sempre per via dell’anestetico. Nessun prurito, le assicuro.”
“Già. Sembra di essere morto. In questo momento posso solo vedere questa bellissima spiaggia, e le assicuro che per me ora è una visione… molto intensa. Ma il silenzio… Questo silenzio è assurdo…”
“Si prepari Jude, dopo sarà più totale perché non riuscirà a sentire nemmeno la sua voce, nè i rumori che cercherà di produrre stridendo i denti. Lo eviti. Questi suoni saranno mascherati al suo orecchio, come le avevamo già anticipato, da una frequenza sintetizzata in fase opposta. Non solo non potrà più sentire la sua voce, ma non potrà più nemmeno controllarla.”
“Ah! Meraviglioso!…”
“Ora sarà necessario raggiungere un alto grado di rilassamento prima del black-out totale, dello zero sensoriale. Ora sentirà il rumore del mare e una musica di sottofondo. E’ stata appositamente creata in laboratorio per affrontare al meglio questa esperienza, è ricca di infrasuoni, frequenze al limite della soglia udibile che inducono rilassamento nel sistema nervoso centrale. Sente la musica Jude? ”
“Si.”
“Bene Jude, il suo viaggio è iniziato, da questo momento non sentirà più la mia voce sino alla fine dell’esperimento. Ora la porteremo, dolcemente, verso la deprivazione sensoriale totale. Ci vorrà del tempo, sarà lei a stabilirlo con la frequenza dei suoi battiti cardiaci e delle fasi respiratorie. A dopo… caro.”
“Caro? A dopo, dolcezza!”
...
“Dottoressa?…. Dottoressa?…. Dannazione… …. Mi sa che è cominciato il giro di giostra. … … Certo che qui è strano…. Mi manca già la voce della dottoressa. …. … Sembrava un angelo…”
Cambio immagine.
Vasca di deprivazione sensoriale. Luce azzurra. Jude Finlayson è immobile, i capelli fluttuano lentamente nel liquido amniotico. Il tempo sul bordo dello schermo indica che è già passata un ora e tredici minuti.
Voce fuori campo della dottoressa giovane:
“In questo momento il signor Finlayson non può sentirci. Stiamo gradualmente abbassando la musica e il suono del mare, il video della spiaggia sta volgendo al tramonto, e tra poco seguirà la notte più buia che essere umano abbia mai sperimentato. Jude Fynlayson, dai dati pervenuti all’elettroencefalografo è in stato di veglia e in iperattività cerebrale.”
Cambio immagine, 30 minuiti dopo.
Voce fuori campo:
“E’ iniziato il black-out. Zero sensoriale da ventidue minuti. Il signor Jude Finlayson ha il corpo percorso da forti tremori, il battito cardiaco è di 130 pulsazioni al minuto, la pressione diastolica è 80, la sistolica 160, la temperatura 38,4 gradi Celsius. Sta cantando. O meglio, sta cercando di cantare. Qualsiasi suono ormai non può più giungere al suo orecchio per effetto della risonanza a frequenza opposta indotta. Nemmeno il suono delle sue mascelle che ha già provato a serrare forte. A proposito di ciò consiglio l’uso di byte ortodontico per i prossimi esperimenti per evitare danni all’articolazione temporo-mandibolare. Il canto emesso dal signor Finlayson è sgraziato e incomprensibile. Serra spasmodicamente le dita delle mani evidentemente nell’illusoria speranza di riuscire a percepire il proprio corpo. Inutilmente, a causa dell’anestetico…”
Mentre la voce proseguiva nella descrizione Monika guardò sbigottita lo schermo dove Jude Finlayson, completamente immerso nell’acqua, con il viso coperto da un’impenetrabile maschera dalla quale sporgono tubi e cavi elettrici, illuminato da una debole luce azzurrina, che lui ovviamente non può vedere, giace nel nulla, lo zero sensoriale indotto dalla vasca di deprivazione, nudo e tremante, legato mani e piedi.
Poi Monika urlò di orrore: nel filmato la voce fuori campo è cessata, e si è data voce al “canto” di Finlayson: un suono disumano, gutturale e sgraziato. Il patetico e orripilante tentativo di un canto. La bella e suadente voce di Jude, non più controllata dall’udito, è diventata la mostruosa parodia di “Somewhere over the rainbow” riconoscibile a stento solo in alcuni passaggi.
“Dio mio, Lena” gridò la ragazza “Quello che gli stanno facendo è terribile! Ma sono dei pazzi sadici!”
“Hai ragione Monika, è terribile. Terribilmente bello però vederlo così… indifeso. Anche ora, a distanza di tutti questi anni vederlo così mi sconvolge. Mi eccita terribilmente.”
Monika non riusciva a credere a quello che aveva appena udito.
“Basta!” gridò “Non voglio più vedere!”
“Sicura Monika?” chiese Lena gelidamente.
La ragazza capì che stava per dare una risposta definitiva.
Esitò.
“No. Non sono sicura” disse fremente di sdegno in cuor suo “Voglio continuare a guardare per capire fino in fondo.”
La scena sullo schermo cambia un’altra volta, il timer indica che sono passate tre ore e diciassette minuti dall’inizio. La voce fuori campo della dottoressa precisa che i battiti cardiaci sono rallentati, i valori pressori e la temperatura quasi normalizzati.
“Ora stai a guardare” sussurrò Lena a Monika rapita dallo schermo.
Si ode la voce della dottoressa giovane:
“Sì, Lena, arrivo, ora ti apro.”
Monika spalancò gli occhi per lo stupore.
Lena, giovanissima e abbagliante, nella sua algida bellezza quasi albina, appare al centro della stanza, davanti alla struttura ad uovo della vasca da deprivazione sensoriale.
“E’ tutto a posto?” domanda.
“Sì. Saremo sole per almeno un’ora. Puoi farlo.”
“Attivagli il video e l’audio allora.”
“Aspetta, prima devo abbassare la luce ambiente sino alla penombra, altrimenti potremmo abbagliarlo.”
La scena del film diventa buia, poi, gradualmente, l’ambiente riappare in penombra nel filmato.
“Ricordati di sussurrare appena” dice già sottovoce la dottoressa “Altrimenti lo assordi. Ricordati sempre che ora lui è in deprivazione sensoriale totale. E’ come un cervello staccato dal corpo. Se non avesse una salute di ferro e un fisico perfetto questo che stiamo per fare costituirebbe un serio rischio per la sua vita.”
“Dorme ora"?”
“Scherzi? E’ vigile come non è mai stato in vita sua. Tutti i suoi sensi sono all’erta nella ricerca spasmodica di un qualsiasi evento sensoriale.
Probabilmente sta già avendo delle allucinazioni in questo momento.”
“Allora io costituirò la sua personale allucinazione dei prossimi minuti…”
“Non ti metto l’audio dei suoni orribili che sta emettendo, perché scapperesti inorridita…”
Lena si gira di scatto verso un punto fuori campo:
“Sei pazza??? Voglio ascoltarlo immediatamente. Metti l’audio!”
“Ma Lena, potresti restare impressionata…”
“Esegui immediatamente. E non provare mai più a discutere un mio ordine.” risponde seccamente.
“Come vuoi. Ma non sarà un bello spettacolo.”
E a un certo punto si sente l’audio della voce, o di quello che resta in quel momento, della voce di Jude Finlayson.
Monika gemette di raccapriccio, mentre Lena la osservava attentamente.
Era un suono tra il lamento di un gatto ed il farfugliare di un vecchio in preda a demenza senile. Ad ascoltare bene sembrava di capire si trattasse di una sequenza numerica.
“Sì”
dice la giovane Lena del filmato
“Comprendo.”
“Ok” dice la voce fuori campo della dottoressa.
“Allora procedo?”
“Procedi pure. Dagli video e audio”
“Ok, gradualmente però. Vado col fading audio e video.”
“Ou?” disse Jude.
“Ciao Jude.” sussurra piano Lena.
“Gliéenàa ???” storpia la voce di Jude.
“Sono io, amore. Sono venuta da te, nel nulla, a farti una sorpresa.”
A questo punto nel filmato c’è un cambio di scena: appaiono due riquadri, uno, a sinistra, che riprende la stanza in penombra e Lena al centro della stanza.
L’altro, a destra, che riprende l’interno della vasca di deprivazione con la sua luce azzurrina e Jude Finlayson nudo, tremante e legato mani e piedi, con il viso affondato in un’enorme maschera gran facciale che gli fornisce l’aria per respirare ed ora anche l’immagine e la voce di Lena, che nella penombra della stanza è così vicina a lui e allo stesso tempo così lontana, come in un mondo distante e alieno.
Lena, che ora ha cominciato a spogliarsi per lui, davanti alla telecamera che gli trasmette l’immagine.
La telecamera rappresenta gli occhi di Jude, in quella bara infernale.
“Scii … sciii… o-dìo…” farfuglia Jude.
Lena si è appena sfilata gli slip ed è rimasta nuda dalla cintola in giù eccetto che per le scarpe con i tacchi a spillo che la proiettano ad un metro e novanta d’altezza.
Indossa ancora un dolcevita nero.
Comincia con lente movenze a sfilarsi anche quello.
Monika notò che il seno di Lena giovane era più voluminoso e florido di quello attuale, e che il pube non era completamente depilato, mantenendo un piccolo ciuffo biondo chiaro.
Nell’immagine a destra, all’interno dell’uovo, sommerso dal suo liquido amniotico, Jude Finlayson sta prorompendo in un’erezione straordinariamente turgida e voluminosa.
Monika deglutì.
“Gliénua … Glìènaa… scei beisscima …”
gorgoglia la mostruosa voce di Jude incatenato dentro a quell’incubo di uovo amniotico.
“Svuota parzialmente cara.” ordina Lena “Voglio poter aprire il portello.”
Senza una risposta della dottoressa, Jude sente, dopo quelle ore che gli erano sembrate interminabili, sente finalmente scendere il livello dell’acqua lungo il suo corpo.
“Tra poco potrà ascoltare nuovamente la propria voce.” dice la dottoressa fuori campo.
“Ottimo. Ciò gli migliorerà la dizione, non credi?”
“Pershé?? Cosja ha glia mia vosce?…” domanda Jude.
“Nulla caro, non dartene pensiero ora.”
“Abbiamo raggiunto il livello. Puoi aprire la vasca.” dice la voce fuori campo “Il livello dell’acqua è sceso abbastanza.”
Lena, completamemnte nuda, apre la struttura ad uovo.
“Lena, mi vedo…. ti vedo… attraverso il visore. Come fossi uno spettatore…. Ma come …. ma come… sei bella!! Non sei mai stata così bella come ora!!! Mai! Mai!” esclama Jude con voce sofferta ma di nuovo affascinante, essendo tornato a poter sentire la propria voce e a modularla a piacere.
“Non mi lusinghi affatto Jude. E’ solo per l’effetto dell’uovo, lo zero sensoriale da cui provieni. E ora prova a sentire questo.”
Lena abbassa il capo sul ventre di Jude, appena emerso dall’acqua, e comincia a far oscillare i lunghi capelli biondo platino, dapprima lentamente, poi gradatamente più veloce.
Dopo pochi minuti Jude esplode in un grido di piacere prolungato.
Lena raccoglie tutto il suo seme con voluttà.
Lei aveva raggiunto l’orgasmo insieme a Jude senza nemmeno essersi sfiorata. Era bastata la sensazione di assoluto potere su di lui in quel momento per portarla ad un grado di eccitazione parossistico e sublime. Ma questo, non si poté vedere nel filmato, e Monika non lo immaginò minimamente.
Non vide nemmeno che Lena si era passata lentamente la lingua sulle labbra prima di dire:
“Ora bisogna che tu riprenda a fare la brava cavia, caro Jude, che se ci scoprissero in questo intervallo, non credo ti pagherebbero più per la performance. E la dottoressa qui perderebbe anche il posto. Ti ho pulito a dovere, ora puoi tornare nel tuo liquido amniotico.”
“Lena…”
Lena chiude senza indugi lo sportello dell’uovo meccanico, consapevole che Jude ha visto tutto e continua a vedere con gli occhi della telecamera.
“Allaga pure il maledetto uovo, mia cara.”
“Ti amo, Lena!” dice la voce della dottoressa, fuori campo.
(Continua…)